Il Tanpura è un liuto impiegato nella musica classica indiana come bordone e riferimento essenziale per il solista.
Per la sua specificità e fattura, produce infatti la serie naturale degli armonici alla quale il solista deve sapientemente intonare la propria voce.
Il Tanpura perciò, pur non producendo melodie, ha un ruolo insostituibile in tutta la tradizione colta della musica indiana, a partire dalle prime testimonianze accertate nel XVI secolo, rappresentandone il suono caratteristico che anche ad un orecchio profano.
Il corpus di musiche eseguite dal solista di musica classica è costituito principalmente dai raga, melodie che nella Brhaddest di Matanga Muni (VI secolo d.C.) sono descritte come “ciò che colora di emozione la mente”: il cantante deve immergere se stesso nel suono prodotto dal tanpura, accordando la voce e il proprio stato d’animo, al flusso degli armonici.
Dunque il tanpura diventa per il musicista il simbolo dell’ Universo sonoro, lo strumento che genera una sorta di “musica delle sfere”, secondo un pensiero che fa della prassi musicale non soltanto una forma di intrattenimento ma una disciplina spirituale.
Il tanpura è come un oceano, solo quando metti il piede dentro l’acqua sai quanto profondo. In questo caso la profondità sta nel suono.
(Ustad Rahim Fahimuddin Khan Dagar)
(Tratto dal libro: “Il Tanpura – Il suono dell’India in un liuto” di Tatiana Scalercio)